“In amore e in guerra tutto è lecito, anche nel business evidentemente, ma la nostra è un’anima contadina forse eccessivamente conservatrice e poco avvezza ai cambiamenti repentini. Sta di fatto che pensare ad un Prosecco Rosè proprio non ce la facciamo”. I vignaioli indipendenti trevigiani ribadiscono così la propria contrarietà al matrimonio tra Glera e Pinot Nero, che darà presto vita ai primi 20 milioni di bottiglie di Prosecco Doc Rosé.
La nuova tipologia, dopo il via libera del Comitato Nazionale Vini del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali alla modifica del disciplinare della Doc Prosecco, andrà a rimpinguare i 460 milioni di bottiglie già raggiunti dalla Denominazione.
Noi vignaioli avevamo già preso le distanze da questa proposta – commentano i Fivi di Treviso – manifestando il nostro dissenso. La scelta, di natura strategica commerciale, si basa su leve comunicative come ‘Prosecco’ e ‘Rosé’, che unite rappresentano il nuovo prodotto pronto a colmare il vuoto commerciale soprattutto nei mercati internazionali, nel mercato delle richiestissime bollicine venete”.
“Il Prosecco – continuano i vignaioli trevigiani – ha una sua natura e una sua storia, è un vino ottenuto da un’uva che fino a qualche anno fa si chiamava uva Prosecco e che poi la normativa ha cambiato in Glera ma poco importa, quella è l’uva e gli aromi e la struttura che si genera e quella con l’unica variabile conferita dal suolo“.
Ai Fivi di Treviso “poco importa se esista in qualche impolverato librone il fatto che tra queste terre qualcuno avesse piantato qualche filare di Pinot Nero, non saranno certo quelle due righe a creare la storicità. C’è bisogno di un appiglio storico? Bene ma non è la nostra di storia. Rimaniamo nel nostro no”.
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Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.